
Colpo di testa?
Sono una tipa terribilmente impulsiva quando si tratta di emozioni e noiosamente metodica quando si tratta di prendere decisioni pratiche. Si può ben immaginare quanto decidere di lasciare un posto fisso, con una mentalità del genere, possa essere un processo lunghissimo.
Avevo già fatto la freelance in passato, ma definiamola pure una situazione di estrema incoscienza.
Non avevo un affitto da pagare, avevo un sacco di entusiasmo e prendevo le cose come andavano, senza progetti o strategie a lungo, medio o breve termine.


Ho avuto la fortuna, dopo anni passati a lavorare tantissimo e guadagnare pochissimo, di trovare un posto di lavoro a tempo indeterminato.
Lavorare in agenzia mi ha insegnato tantissimo: ho imparato il lavoro di squadra, a gestire i clienti, a vendere i servizi, a modulare i progetti rispetto a esigenze e aspettative (sia dei clienti che dei capi), a mettermi in gioco per imparare cose nuove ogni qual volta ce ne fosse bisogno.
Basta.
Studio di comunicazione analogica e digitale
A Luglio 2018 ho aperto il mio Studio. Ho provato a non lasciare niente al caso ma, come sempre nella vita, qualcosa è andato a modo suo.
Le cose vanno avanti, e la mia attività è ancora in piedi. Ci sono momenti più semplici e momenti più faticosi, ma la soddisfazione di essere artefici del proprio destino è davvero unica.
Queste di seguito sono le tre cose che mi sento di dire a chi, come me, sta pensando al grande salto. Mi piacerebbe conoscere la vostra esperienza! Com’è stato il vostro salto nel vuoto?
Business Plan
Per me era palese il modo in cui avrei gestito la mia vita.
Avevo tuttavia passato gli ultimi anni a dire ai clienti che senza un business plan non si andava da nessuna parte: potevo davvero ignorare me stessa?
Fare un business plan è una rottura di scatole che mi ha permesso di avere le idee chiare soprattutto dal punto di vista economico: quale doveva essere la mia tariffa oraria minima perché la mia attività avesse senso di esistere, che tipo di spese avrei dovuto sostenere e il conseguente inquadramento economico migliore per me, quanto avrei dovuto fatturare mensilmente in media per poter gestire correttamente l’attività, eccetera.
Insomma, il business plan mi ha permesso di partire con obiettivi chiari in testa.
Gestire i Clienti
Sapevo che trovare i clienti sarebbe stata (e continua ad essere!) la difficoltà principale.
Non solo: anche la gestione dei clienti presenta qualche effetto collaterale.
Nella mia prima esperienza da freelance giovane e inesperta avevo avuto a che fare per la prima volta con fatture non pagate, pagamenti in ritardo, continue richieste di sconto. Lo so, è una situazione comune a tutti.
Le difficoltà continuano ad esserci, non posso negarlo, ma devo ammettere che una cosa su tutte mi ha permesso di evitare gli errori del passato: la consapevolezza della mia professionalità.
Ho studiato e ho fatto esperienza, per questo mi merito un compenso corretto e puntuale per i miei servizi, così come io sono stata puntuale nel loro svolgimento.
Con questo adagio in testa ho iniziato a chiedere caparre, dilazionare i pagamenti sulla base delle consegne intermedie dei progetti e non regalare più niente.
Inizialmente avevo paura di essere percepita come snob, poi ho capito che era l’unico modo per farmi considerare una professionista e non una ragazzina.
Triste, è vero, ma l’essere donna non aiuta, inutile nasconderlo, quindi bisogna tirare fuori le unghie.
Capire i bisogni
Ho diviso in due grandi categorie le persone con cui interagisco, ovviamente in ambito lavorativo: chi sa cosa vuole e chi non ha mai avuto a che fare con il mondo della comunicazione digitale.
Ho avuto a che fare, in passato, con proprietari di agenzie di comunicazione a cui interessava solo vendere il maggior quantitativo possibile di servizi, per profitto più che per passione.
Io cerco di vendere un prodotto o un sevizio solo a chi realmente ne ha bisogno e nella misura in cui questo servizio possa essere davvero utile alla sua attività.
Per questo cerco di dedicare molto tempo a spiegare ai clienti alcuni concetti di comunicazione digitale che, magari, non hanno mai sentito o analizzato.
Solo così penso di poter costruire con loro un rapporto di fiducia, che non si esaudisce con la chiusura di un progetto, ma si trasforma in fiducia e future collaborazioni.
Insomma, il consiglio che mi sento di dare è quello di rispettare i clienti e non considerarli solo come portafogli umani. D’altra parte voi non vorreste essere considerati tali.
In termini progettuali questo significherà, molto probabilmente, tempo non fatturabile.
Ma la vita va al di là di una fattura, e se tutti fossimo d’accordo il mondo sarebbe più umano 😉
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